Il creolo capoverdiano viene generato a partire dai primi anni di popolamento, verso la fine delle XV secolo, dalla necessità improrogabile di comprensione reciproca tra gli schiavi, che provenivano da diverse tribù della Guinea, e con i coloni europei, provenienti soprattutto dal Portogallo. Naturalmente, il “reinol” (lingua del regno, cioè il portoghese) fu la materia prima di fabbricazione di questa lingua, sorprendentemente semplice e chiara, forgiata nel quotidiano dei contatti tra tutti i partecipanti, in un processo che ebbe inizio con un classico input di comunicazione commerciale e che avrebbe successivamente elaborato un linguaggio capace di esprimere con ricchezza idee e sentimenti, suscettibili di generare manifestazioni linguistiche molto ricche come, per esempio, la morna.
Il creolo è ciò che tecnicamente si chiama una lingua neolatina e si innesta a pieno titolo nel portoghese, al punto da suscitare un interesse recente nei linguisti che vi ricercano elementi residuali di un portoghese arcaico. A dispetto della volontà di fissare un creolo ben determinato come lingua ufficiale, si verifica nell’insegnamento un fenomeno “terra di nessuno”, che porta un numero non trascurabile di scolari alla situazione critica per cui, senza imparare il portoghese (che non ha smesso comunque di essere lingua ufficiale a Capo Verde), non sono neppure in grado di esprimersi per iscritto in creolo. Una situazione che richiede urgenti attenzioni, poichè si rischia di lasciare una generazione priva di accesso alla cultura.
Occorre assolutamente applicare quanto previsto dalla stessa Costituzione di Capo Verde, cioè creare fattivamente le condizioni perchè il creolo divenga a tutti gli effetti lingua ufficiale del paese, alla pari del portoghese.